POSTO: Santa Lucia
DOVE: 40°34′52.72″N 9°46′37.81″E
per chi non ha paura del buio e della fantasia.
La spiaggia delle barche è uno specchio di infanzie felici, amori impossibili e vite sature.

È dove piedi minuscoli dondolano su pietre lisce e tonde, in un bagnasciuga di righe d’oro e celeste. È la prima culla di nuoto per un bambino-pesce che si innamora dell’acqua salata dopo il primo bagno. E non vuole più lasciarla. È il battesimo più vero. Che fa crescere l’anima di bontà verso quei fondali, di gioia per quel pezzo di isola, di sicurezza con quel mare. Basso, basso, basso a lungo. E poi all’improvviso più profondo. Ma sempre maestro. Per gomiti che sfiorano orecchie, addomi che abbracciano superfici liquide, anche che oscillano senza mai abbandonare l’equilibrio. Maestro di un bambino che ha iniziato ad amarlo senza condizioni. E che nella spiaggia delle barche ha scoperto che il silenzio della testa sott’acqua è morbido come il peluche da stringere durante le ninnananne.

È dove corpi incollati da chimica e cuore si attorcigliano su alghe e onde. È il letto sicuro per i sentimenti velati di lui e lei. Che si aggrappano a cieli fin troppo brillanti per restare intatti dentro petti colmi di passione. È la casa più vera. Quella che trasforma l’instabilità di esistenze fugaci in libertà di iodio e remi. Quella baia diventa un involucro dolce per avvolgere destini inadatti al per sempre. Per proteggere gli slalom di due corpi in uno, tra pescherecci vigorosi di puzza e godimento e scie di pesci da accogliere come cashmere su pelle nuda. Per conservare in eterno emozioni d’acciaio incapaci di resistere al fluire della normalità. È la baia di una coppia che nella spiaggia delle barche ha trovato la rassicurazione. Quella che fa dire grazie a tempeste di vento di settembre e a bollori di sole d’estate. Grazie per averli vissuti.

È dove due mani di rughe e vecchiaia sostengono una testa che pensa lenta, che appassisce piano, che ricorda. È il porto definitivo di un uomo non più giovane, che seduto in una panchina trascina occhi e anima tra l’orizzonte lontano e le scarpe ai suoi piedi. Un ciondolare verticale di pensieri e cranio che passano da una luce pop fluo a una penombra struggente e fitta. È il riepilogo più vero. Di una costa aspra ma buona, di un tempo immobile ma vibrante, di una storia completa ma non finita. Nella spiaggia delle barche lui rivive la vita. Con la sua linea netta ma indefinibile tra nuvole e onde, tra presenze e assenze. Con il suo odore chiaro ma di legno tra vele da continuare a gonfiare e barche da riportare a riva, tra giostre pastello di ieri e panchine ruggine di oggi. Con il suo swing che non accelera ma neanche rallenta tra memorie in divenire e progetti imbalsamati, tra pinete d’ombra e campeggi d’afa.

La spiaggia delle barche è a Santa Lucia. La spiaggia
delle barche è Santa Lucia.
È un’armonia essenziale, perché la sera poggiando lo sguardo a sinistra c’è la
fine di un giorno: sono raggi di pulviscolo che sbattono su rocce e acqua.
È una sinfonia irripetibile, perché di fronte alla distesa blu, c’è un dialogo
segreto: è una marea che non tradisce. E bisbiglia davanti a una scacchiera
gigante.
È una calma chirurgica, perché lì a destra c’è il silenzio esatto: è la torre aragonese,
specchio reale per bambini, amanti, vecchi. È l’invisibile di Santa Lucia. È
tutto ciò che occhi, naso e orecchie non riescono a percepire. È il dentro che
riempie di bene.

E poi. Mercatini di voci e di baci. Pinete di cicale e sieste. Baretti di conchiglie e corto maltese. Strade di rettangoli e vistemare. Alimentari di accozzaglie e bellezza. Campeggi di adolescenze e prime volte. Ringhiere di tramonti e sogni.


Santa Lucia se la incontri diventa palcoscenico. Di
chiacchiere, di gioie, di solitudini.
E due sedie per il ciak ne sono la conferma eterna.

- lightTravel: chinati sulla balaustra di fronte alla torre. E guarda il tutto che hai davanti
- lifEscape: aspetta che la spiaggia delle barche si svuoti. E ascolta il tramonto
- santa lucia ♥ è qui
