la strada per la luna

POSTO: la luna, a s’archittu
DOVE: 40°05’21.8″N 8°29’42.6″E

l’estate, l’arco di roccia e il mare della tranquillità

A 16 anni lo puoi fare. Scappare in piena notte scortata da una luce gonfia di estate e seguire la strada per la luna. Sono giorni di scuola appena finita, di cicale che tormentano i burberi e ammaliano i gentili, di ormoni e cuore che ci provano ad andare in sintonia.
Ricordo poco, di quel viaggio. Tre femmine e due maschi alla ricerca di storie che dovevano ancora prendere forma ma che sarebbero esplose. Bene o male che fosse.

la luna di calcare sul mare di s'archittu, in sardegna

La luna era illuminata dall’alto, ma non abbastanza. Ci faceva andare avanti incerti. In equilibrio trasparente, pronti ad affrontare quel calcare col muso o con le ginocchia. Qualcuno aveva una pila, qualcuno urlava parole senza senso, qualcuno cercava contatti di mani o occhi. E poi ci era pure riuscito, a stabilirli.
Al buio quella lunga distesa pallida, coi crateri a volte bagnati a volte vuoti d’acqua, sembrava davvero, la luna. Davanti avevamo un mare fermo, onde di velluto e forse una, due, tre o dieci barche. Chissà.
Con noi c’era tatanka. La chiamavano così per il suo fisico leggiadro a metà. Anzi, anche meno. In realtà Mariangela era una vera sioux, guerriera nell’anima.

Dopo quella notte nessuna vita era cambiata, ma il sapore della luna sulla lingua era stato un assaggio dell’essere adulti. Pietre e acqua di quell’angolo d’isola erano un incontro evanescente, che però scavava dentro. Un’epifania inconsapevole che non appassisce.
Che se ci torni molti e molti anni dopo è ancora lì, immobile. Come se niente fosse cambiato. Come se quell’allunaggio potesse mantenere la freschezza schizofrenica dell’adolescenza ma si fosse ricoperto di un’esperienza sottile e porosa, capace di captare e assorbire ogni suono, ogni odore, ogni colore.

E ci sono tornata, molti e molti anni dopo.
Qualche chilometro di curve molli, un reticolo di vie con prospettive da cogliere e una via verso la luna che prima è basalto ordinato e poi ciottolato chiaro.  Attorno, una danza accennata, sospesa: canoe che galleggiano su un liquido celeste, voli da un arco di pietra che – tralasciando tuffi da posture fantozziane – sono poesie in aria, rocce che baciano l’acqua, calpestate da puntini maschi e femmine. E poi l’odore di verde che si impasta al ruvido del bianco: una vegetazione che abbaglia e che si perde quando la scena passa al calcare. Arrivando si respirano frammenti di vacanze da bambina, di resine da fine d’anno, di liquirizie srotolate tra i denti.

l'arco di pietra a s'archittu, in sardegna
tuffo dall'arco a s'archittu, in sardegna

Eccola, la vastità. Un universo di pietra sfolgorante fa strizzare palpebre indifese. Buchi a intervalli insensati, a volte sono ammorbiditi da un ammasso di semi-peluria lattiginosa, altre volte protetti da una buccia granulare quasi osmotica. Come in un gioco tra pelli che si sfregano, da quel pavimento spaziale rimbalza una carica mista di chimica erotica e essenza selvaggia. Quel paesaggio blocca il sangue per un attimo, uno shock elettrico che arriva sino al midollo. E poi libera tutto il bello possibile, senza fretta. Come un laccio emostatico slegato in 17 secondi, anziché in tre. Tutto torna ad essere simmetrico nel mare della tranquillità di s’Archittu. Il suo bordo la tocca. Sono schizzi gentili o ondate vigorose: è il mistral che disegna le scene, in quella luna.

la vastità della luna di calcare a s'archittu, in sardegna


E anche quel giorno che ci sono tornata, è una regia che inciampa tra ormoni e cuore.  È una storia di forse sedicenni, mano nella mano. Calpestio leggero di luna candida in mezzo al mediterraneo. Abbraccio lontano finale.

abbraccio lontano di giovani innamorati a s'archittu, in sardegna


Vado via. Mentre massi giganti, figli d’isola, fanno da testimoni muti, in acqua. Di qualcosa che somiglia più a una collezione di tentativi, da ricordare molti e molti anni dopo.

sassi sul mare davanti al calcare di s'archittu

Sulla strada sbriciolata, di ritorno dalla luna, mi blocco su una canoa.
Si gode l’aria che balla. Osservata da minuscoli satelliti arrampicati sulla scogliera.

canoa sospesa sul mare di s'archittu, in sardegna
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